Guida ai solari e alla corretta esposizione solare (parte 1)

Introduzione

Per soddisfare le tante richieste pubblicheremo una guida sulla corretta esposizione solare. Quest’articolo è solo il primo di una serie di guide che speriamo servano ad abbronzarsi con serenità e prudenza.

La storia

L’elioterapia, ovvero la cura con la luce del sole, è una pratica antichissima. Nell’antica Grecia l’elioterapia era consigliata per curare le piaghe cutanee e tutte le malattie della pelle. Nel 400 a.C. gli atleti cospargevano i loro corpi con una “protezione solare” di sabbia mista ad olio per proteggere la loro pelle dal sole.I raggi ultravioletti (UV) furono scoperti  da Joahnn Wilhelm Ritter nel 1801 ma fu solo nel 1889 grazie a J. Widmark nel 1889 che si scoprì che erano i raggi UV, e non il calore in sé, a provocare le scottature. Le protezioni solari sono state inventate negli anni ’30 e hanno cominciato a diffondersi nell’uso comune con l’introduzione delle ferie  per i lavoratori. Se in passato la pelle chiara era segno di una condizione sociale elevata, in contrapposizione a  quella più scura, caratteristica di una vita di lavoro all’aria aperta, oggi, la pelle abbronzata è sinonimo di salute, gioventù e bellezza, ed evoca immagini di vacanza, rilassamento e benessere.  Fino agli anni 20, i canoni di bellezza femminile si riconoscevano nella pelle bianco porcellana, però proprio in quei tempi l’interesse delle donne  nei confronti dell’abbronzatura assume una diffusione sempre  maggiore. E’ in questo periodo infatti che la visione della bellezza, quella femminile in particolare, muta i suoi parametri di riferimento. È con Coco Chanel che l’aspetto della cute cambia, infatti la stilista osserva come i suoi gioielli  risaltino molto di più su una pelle abbronzata, e che questa conferisca un aspetto più sano e vitale alle persone. L’evoluzione del costume, e dei canoni di bellezza hanno quindi fatto sì che un numero sempre maggiore di persone si esponga per lunghi periodi alla luce solare. Questa modifica allo stile di vita ha portato sia effetti benefici legati all’attività che le radiazioni solari esercitano sull’organismo, sia effetti indesiderati, che in alcuni casi possono essere estremamente deleteri.
Tutti questi effetti, positivi o negativi che siano, sono sempre legati all’entità dell’irraggiamento e quindi alla quantità di radiazioni assorbite.

Effetti della luce solare sulla pelle

Le radiazioni che raggiungono la pelle vengono in parte riflesse dallo strato corneo ed in parte assorbite e trasmesse alle strutture dell’epidermide e del derma. La loro capacità di penetrare l’epidermide ed i loro effetti dipendono dalla lunghezza d’onda: più grande è questa, minore è la frequenza, quindi maggiore è la penetrazione; di conseguenza gli UVA, raggi a lunghezza d’onda più corta, possiedono maggiore capacità di penetrazione e possono causare maggior danno nel tempo; gli UVB sono invece i raggi principalmente responsabili dei danni immediati, come ad esempio l’eritema cutaneo o la scottatura.
Quando la pelle è irradiata si attivano alcune risposte biologiche:

1. lo strato corneo inizia ad ispessirsi (ipercheratosi) in seguito ad un’aumentata mitosi delle cellule basali dell’epidermide, allo scopo di proteggere la pelle dalle radiazioni UV;
2. inizia ad accumularsi b-carotene, una molecola antiossidante che agisce come silenziatore dell’ossigeno singoletto e come stabilizzatore di membrana;
3. vi è secrezione, con il sudore eccrino, di acido urocanico, molecola derivante dalla deamminazione dell’istidina, in grado di assorbire i raggi UVA;
4. si attivano gli enzimi superossido dismutasi (SOD) e glutatione perossidasi (GSH), quali scavenger delle forme reattive dell’ossigeno;
5. si attivano i meccanismi di riparazione e replicazione del DNA;
6. si attiva il principale meccanismo di auto-protezione dagli UV: la pigmentazione.
7. Dapprima si produce una pigmentazione immediata e transitoria indotta dai raggi UVA e dalla luce Visibile, che inizia dopo pochi minuti dalla prima esposizione e dura 24-36 ore. Questa prima abbronzatura è dovuta alla fotossidazione della melanina già presente nei melanociti, ma la colorazione che ne deriva è effimera e non ha funzione protettiva.
Ora che conosciamo la storia e il motivo per cui ci si abbronza, possiamo capire come abbronzarci al meglio, prima e senza effetti nocivi.